sabato 31 agosto 2019

Deserto a Saqqara


Fa ancora molto caldo ma Saqqara offre qualcosa di nuovo: una fossa lunga e stretta (30 x 3 metri) rivestita all'interno di enormi massi squadrati, disposti non tutti in orizzontale ma come a formare una barca: la parte media in orizzontale, le due parti adiacenti, convergenti e con una pendenza di ca 30°. Può essere che ospitasse la barca solare, come quella di Giza: mi devo informare. La piramide a gradini è in fase di restauro: hanno tolto le bellissime impalcature di legno e si vedono i risultati...hanno sistemato delle pietre simili a quelle originali per rabboccare i punti più rovinati. Da distante l'effetto è buono e il colore delle pietre è molto vicino a quello antico. Da più vicino si nota l'effetto pizzeria, che avevo già visto in una parte già restaurata, che non è un gran bel vedere in un sito del 2.600 ac. In più stanno sistemando il grande piazzale rettangolare antistante, lastricandolo con blocchi di pietra calcarea bianca. Che pasticci...
A cento metri dalla Piramide ho trovato una specie di tenda tenuta su da 4 bastoni. Ho piazzato lo sgabello e mi sono rivolto verso il deserto ad ovest. Questa mattina durante il giro tra i massi è tornato il silenzio. Silenzio e sole secco tra le rovine è una dimensione in cui mi potrei perdere per ore. Sotto la tenda la dimensione si arricchiva della solitudine del deserto e nello stesso tempo della grandezza della piramide alle mie spalle e a sinistra a 7/8 km le 3 piramidi di Dashur, a destra quelle di Abu Sir. Davanti il deserto con le sue striature, le quote, i diversi colori, i ciuffi di fumo all'orizzonte di qualche fuoco di plastiche; sopra il cielo celeste chiaro, sotto, lo sterco secco dei cammelli.
Prima che cominciassi a disegnare è venuto un ragazzo con il cavallo.
Verso mezzogiorno, quando si innalzava il suono della preghiera, mentre cominciavo a riporre, ho intravisto uno dei cammellieri dirigersi verso di me alle mie spalle. Ho pensato rapidamente a come liquidarlo... Dopo un po' non vedendolo arrivare voltandomi l'ho visto poco più in là, in disparte da tutto, che si versava dell'acqua sul viso, si lavava i piedi e le braccia. Poi ha posato un telo e si è messo a pregare.  E io pensavo che venisse a chiedermi soldi o a dirmi che la tenda era sua... Mi sono chiesto se avrei dovuto invece non buttare via l'acqua per l'acquerello, essendo un bene così prezioso, non solo per bere.

domenica 25 agosto 2019

Dokki


A Zamalek c'è una terrazza sul Fiume dove possono accedere tutti. Vicino, tanto per capire, c'è un'altra terrazza, riservata ai militari, un club, dove io non sono ammesso.
Questa è semplice, per la gente comune che va lì per bersi un te, di solito sono coppie, di tutte le età, ma ci sono anche famiglie con bambini. L'ombra viene da ombrelloni o dagli alberi e subito dietro il parapetto con una bassa ringhiera tubolare scorre il Nilo, il ramo stretto che da qui misura meno di 100 metri dall'altra sponda. Si sente il rumore delle macchine di Abou El Feda, che passano pochi metri dietro, ma essendo il livello circa 3 metri più in basso della strada, si fa abitudine al rumore. Poi, il rumore al Cairo è una condizione generale, di fatto ineluttabile, come il sole e l'inquinamento.
Il libro di Crichton "Congo" parla di Africa Nera, di foresta pluviale e di un altro Grande Fiume, il Congo che è più corto del Nilo ma che ha una portata d'acqua maggiore.
Mi piace leggere Congo sulla sponda del Great River, le cui origini, le cui sorgenti non sono distante da quelle dell'altro fiume, il Big River.

venerdì 23 agosto 2019

Dal Priamar
verso Albisola


Sul ramo del Grande Fiume che divide Zamalek da Doki
Il vento increspa la superficie dell'acqua, il vento che arriva dal Nostro Mare, e fa pensare che la corrente del fiume volga verso sud.
Quello che il Nilo trasporta invece va lentamente in senso opposto
Morale: non si può sempre vedere chiaro, capire come stiano le cose. Che vadano in un senso o nell'altro può essere bello uguale. Le cose possono andare ugualmente in un modo e nell'altro, nello stesso momento. Sofférmati anima mia dove il corpo non ti può trattenere

sabato 3 agosto 2019

Spazi


Il Cervino, il più nobile scoglio, dovrebbe vedersi da ogni punto, essendo alto, riconoscibile, tanto che lo si riconosce dall'aereo. Dopo averlo disegnato tante volte da una foto.
Salendo sulle crestine ad est del colle Portola, aspettando di salire sul Zerbion, ho visto spuntare la punta quadrata e luminosa, e poco più in su ho avuto la certezza quando si è disegnato il dente sulla sinistra sotto la vetta. Una volta sullo Zerbion il Cervino era completamente avvolto dalle nuvole.
Dal Corno Bussola la vista dei Quattromila era completa, a 360°: Gran Paradiso, ghiacciaio del Rutor, Bianco, Monte Rosa, e poi il Gran Combin. Per vedere il Cervino, che era proprio lì davanti ai miei occhi, ho dovuto aspettare i giochi delle nuvole che andavano, venire, sembravano scendere dalla vetta ma poi passavano a destra e a sinistra. L'ho visto a pezzi, prima la base del cono, poi un pezzo di punta, poi l'altra e alla fine quasi tutto ma ne mancava sempre un pezzettino per dire come fosse davvero fatto da quella visuale.
Ho pensato che quei monti fossero le figure degli scacchi. Il Bianco, il Re; il Rosa, la Regina; il Gran Paradiso, una torre. Il Cervino, un Alfiere. Mentre tutti gli altri brillavano, o per la neve o perché riflettevano la luce, il C. era scuro, solitario o coperto dalle nebbie. Promana un senso di solitudine e di inospitalità, di brutto carattere e nello stesso tempo di bellezza. Non un Parceval ma Lancillotto.