sabato 3 agosto 2019

Spazi


Il Cervino, il più nobile scoglio, dovrebbe vedersi da ogni punto, essendo alto, riconoscibile, tanto che lo si riconosce dall'aereo. Dopo averlo disegnato tante volte da una foto.
Salendo sulle crestine ad est del colle Portola, aspettando di salire sul Zerbion, ho visto spuntare la punta quadrata e luminosa, e poco più in su ho avuto la certezza quando si è disegnato il dente sulla sinistra sotto la vetta. Una volta sullo Zerbion il Cervino era completamente avvolto dalle nuvole.
Dal Corno Bussola la vista dei Quattromila era completa, a 360°: Gran Paradiso, ghiacciaio del Rutor, Bianco, Monte Rosa, e poi il Gran Combin. Per vedere il Cervino, che era proprio lì davanti ai miei occhi, ho dovuto aspettare i giochi delle nuvole che andavano, venire, sembravano scendere dalla vetta ma poi passavano a destra e a sinistra. L'ho visto a pezzi, prima la base del cono, poi un pezzo di punta, poi l'altra e alla fine quasi tutto ma ne mancava sempre un pezzettino per dire come fosse davvero fatto da quella visuale.
Ho pensato che quei monti fossero le figure degli scacchi. Il Bianco, il Re; il Rosa, la Regina; il Gran Paradiso, una torre. Il Cervino, un Alfiere. Mentre tutti gli altri brillavano, o per la neve o perché riflettevano la luce, il C. era scuro, solitario o coperto dalle nebbie. Promana un senso di solitudine e di inospitalità, di brutto carattere e nello stesso tempo di bellezza. Non un Parceval ma Lancillotto.

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