Porta Ardeatina
(18 aprile 2015)
Carta Fabriano 31x23cm 300gr grana fina
Ritorno alle Mura aureliane. Riprendo la carta Fabriano liscia. La differenza rispetto alla Winsor & Newton a buccia d'arancia, al momento del passaggio del colore, è grandissima. Applico, su tutta la metà destra del disegno, il pigmento(ocra/arancio leggerissimo) molto liquido, per creare una base di umido sul foglio. Vorrei delimitare le parti in ombra da quelle illuminate ed evitare che i colori debordino, come mi è successo con la carta a buccia d'arancia. In realtà l'aria calda e la carta Fabriano asciugano immediatamente il colore, per cui il rischio è l'opposto, e cioè che tra uno "scomparto" e l'altro si crei una demarcazione troppo netta e che, sovrapponendo le tinte, si scorgano le velature, create dalla sovrapposizione su una superficie già asciutta. Tutto sta a fare presto, buttare colore su colore, finché la carta è ancora umida.
Il marmo bianco delle architravi della Porta è reso semplicemente dal bianco della carta.
Sono seduto sul basolato romano, di cui non sapevo nulla. Passano tre turisti americani e mi chiedono se il muro che sto raffigurando è un acquedotto. Poi mi fanno una foto.
Passa un uomo, che dice tra sé, ad alta voce, "la strada è la più grande maestra".
Passa un altro uomo. Mi dice che sono seduto sul tratto della vecchia Via Ardeatina, che ho fatto una bella scelta e che la porta di fronte a me è la Porta Ardeatina. Anche lui lo sa da poco tempo.
Mi accorgo delle macchine che salgono dalla Colombo e, all'altezza della residenza diplomatica di Germania, girano a destra verso Via Gallia.
Al semaforo compro i fazzoletti da quel signore lì. Vive a quell'incrocio da almeno 22 anni, cioè da quando sono passato di lì con la macchina per la prima volta. Corre verso le macchine con il mento all'insù, alcuni dai finestrini lo chiamano. Vende fazzoletti e arbre magique. E' quasi senza voce, credo per tutto quello che respira.
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