giovedì 28 maggio 2015

Trinità d'infilata
(sabato 18 gennaio 1992)


Carta Fabriano 25x36cm 
Questa carta non la trovo più. E' leggera, liscia e leggermente striata. Il formato è buono per i soggetti in verticale.

Anche questo punto di vista è, per così dire, scomparso. E' preso dalla via che da Trinità dei Monti porta al Pincio, nello slargo di fronte all'Institut de France. Lì sbocca la strada in salita per chi arriva da piazza di Spagna: una strada ripida, quasi impossibile percorrerla in bici; ma romantica, anche se nessuno si ferma per vedere le case lì sotto e le terrazze dei ricchi. In cima alla salita, lo slargo offre pochi punti per sedersi: solo il parapetto, piuttosto largo, dove ci si può appoggiare a disegnare.
Insomma, oggi la facciata di Trinità dei Monti e la scalinata sono nascoste dai platani e da altra vegetazione.

Questo disegno d'infilata è stato il mio acquarello preferito di Roma. Mi è sempre sembrato ben costruito, tanto più il soggetto era difficile. La scalinata laterale stona un po' per la prospettiva sbagliata. Anche i colori sono venuti bene: probabilmente in origine erano più accesi, più vivi. I campanili di traverso si fanno ombra a vicenda; le case stanno al loro posto e accolgono l'obelisco, ben visibile nonostante sia così sbiadito. Il cielo del tramonto, appena tracciato segue l'inclinazione della scalinata.

Se penso che era tra i primi acquerelli di Roma, e che oggi non ne faccio di così belli, mi chiedo che cosa ho imparato in tutti questi anni in mezzo.

Ora questo disegno è come un veterano invalido, anziano. Lo tocco con delicatezza e gli chiedo scusa per averlo curato così poco, averlo esposto alla luce, all'umidità, senza coprirlo con carta velina. Rimasto chiuso dietro un vetro per anni in cantina. Ecco che cosa ne resta: la carta è ancor più leggera, costellata di macchie gialline. 
Ora lo depongo in cartella, fasciato nella carta velina, come in un sudario.


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