sabato 18 luglio 2015

Costa, un addio?
(gennaio '92)



Ho già pubblicato sul blog una foto e una storia del Costa il 14 novembre 2014.

Sono affezionato a questo acquerello. E' l'ultimo che ho fatto del Costa del Sol. Un addio, perché era malato e io partivo per Roma. 
Il teatro delle case intorno al brigantino rende l'idea di un angolo di Savona che non esiste più, almeno com'era allora. Il colore dei muri si fonde con le ombre, gli intonaci antichi, vecchi, il buio degli spazi tra le case . La nave ha il colore dei muri; e difatti era parte della piazza. E' sollevata, quasi in volo, appoggiata su impalcature di legni catramati. I due alberi superano l'altezza dei palazzi, li sovrastano e, come una bandiera, o una ciminiera, l'albero di sinistra dà origine al cielo, facendo sì che si muova nel vento.

Con il Costa, nasceva la voglia di esplorare i mari di Conrad tra me e i miei amici. Di noi non lo ha fatto nessuno, nessuno è andato oltre le Colonne. Io meno degli altri, potendolo fare. Ho preferito i comodi approdi, quelli dei pescherecci. Ho lasciato che il Costa evocasse un sogno. Questo sogno ritorna, per farmi pensare. E' un sogno. Diego Martin si è svegliato dal sogno e si è lasciato guidare: ha lasciato che i suoi piani cambiassero, che il percorso dettato dalla necessità venisse rettificato, cambiato radicalmente. E allora ha posato l'amico ad Algeciras, ha doppiato le Colonne ed è sparito, dicendo "non mi avranno mai, vivo".

Il Costa ho preferito dipingerlo. Dipingere i sogni, per possedere un sogno senza seguirlo. Strana cosa.

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