Acquedotto a via gregoriana
6 dic 2015
A fine giornata, quasi di corsa, provo a disegnare il pezzo di acquedotto che dal Palatino si interrompe sui pulman turistici parcheggiati in via Gregoriana. Il seggiolino pieghevole è necessario, per non doversi sedere per terra tra le schifezze. Faccio presto, fa freddo e sono vestito di pelle, ci mette un attimo per calare la luce. Carta per sketches Winsor e Newton.
Mentre disegno i pakistani ambulanti girano intorno un po' perplessi e allora li saluto. Passano turisti italiani che si arrampicano o scendono dai binari del 3 e qualcuno mi chiede se so loro indicare il punto di vista per comprendere in un solo sguardo sia il circo massimo che il colosseo e le terme. Non credo che sia possibile.
Pesco a pieno pennello nel giallo ocra, nel blu foncé, nel rosa e nel rosso ciclamino. E poi nei verdi per le chiome e per il manto d'erba. Mi pare bello ...lì per lì. Lo riguardo ora e trovo che c'è qualcosa, anzi parecchio che non va. Forse è troppo semplice.
Il "bello", in questi casi, è il lungo momento di concentrazione durante la pittura, come in un sogno, in cui si vive una realtà parallela, proprio in quel momento, ferma in quel momento. Svanisce la tensione, sparisce la paura.
"Ma lasciate che io dorma questo sonno"
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