Hopper
Ritorno a pensare a Hopper che ho visto in mostra domenica al Vittoriano. Mi ha colpito e non smette. Durante la visita mi aggiravo per le sale, avanti e indietro, "fendendo" i visitatori che, grazie alle audioguide, se ne stavano fermi davanti alle opere. Correvo su e giù, cercando ispirazioni, conferme dalle immagini, per ricordare tratti di matita e di colore, ma anche cercando e poi semplicemente osservando i volti delle persone, cogliendo il loro stupore. Ho percorso il percorso almeno 4 volte. Hopper ha messo gli acquerelli all'onor del mondo del pubblico. Qualcuno si chiedeva di sicuro che cosa fossero quei dipinti su carta leggera, con quei bei colori luminosi e freschi, quell'azzurro che, pur non essendo uniforme, lasciava una così bella sensazione di ariosità.
L'azzurro del cielo intorno al faro evoca vento, aria secca e profumata. A sinistra del faro il cielo è di un azzurro intenso, più intenso rispetto al cielo alla destra. Lo ha colorato sicuramente in due momenti diversi, o ha finito il colore al momento di disegnare la parte destra (penso che abbia cominciato a colorare dalla parte sinistra). Sento Hopper che disegna e colora, mi immedesimo nella sua concentrazione. È una sensazione nuova, mi sembra di poter arrivare a suscitare in chi guarda un mio foglio colorato suggestioni simili a quelle che provo osservando questi fogli appesi in mostra, grandi nel passepartout. È per me un invito a continuare, con i miei errori e l'insicurezza del risultato. Un invito a cercare posti all'aria aperta, posti nuovi, nuove prospettive da ritrarre con libertà, con scioltezza.
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