Piramidi di Giza
31 marzo 2017
Mi accompagna il Signor Hani, il tassista di fiducia. Mi accompagnera' anche per la visita al sito, fosse solo che e' la prima volta. Non parla inglese, come io non parlo arabo e quindi non sara' possibile fare conversazione.
Partiamo alle 8 ed e' venerdi: ci sono "poche" macchine in giro e in 20 minuti dovremmo arrivare. Lungo la strada, quasi a destinazione, c'e' un grande palmeto, grandissimo. Le palme sono ordinate, forse in modo naturale, e assomigliano alle colonne di una moschea, della moschea di Cordova: quando si dice un bosco di colonne. Le chiome sono gli archi, ne' piu' ne' meno.
Le piramidi sono li', come le avevo viste in fotografia, nello spazio cosi' vasto. Camminiamo fianco a fianco: vorrei essere da solo, anche se Hani non ha emozioni, ma e' serio o sorridente, paziente. Vorrei fare come tante altre volte, aggirarmi e fermarmi, da solo. Aggirata la la piramide di Mikerino (Makran?) ci fermiamo e trovo questo bel masso squadrato per appoggiare gli attrezzi. Srada facendo mi chiedevo se sarebbe stato possibile sedersi, magari sarebbe stato pericoloso per scorpioni o serpenti a sonagli (che in Africa non esistono). Hani si ferma poco piu' in la' a chiacchierare con un custode. Davanti a me c'e' la piramide di Khufa (mi dice Hani), cioe' di Keope e si intravede la Grande piramide di Kafr (Kefren).
Il resto e' questo acquerello.
La sensazione delle piramidi e' di tenerezza. Sono docili, come i cammelli che girano li' intorno e non ho sentito nessuno stordimento da imponenza.
E' stata una mattina serena, accogliente, caldo secca e ventosa.
Il Signor Hani