mercoledì 2 maggio 2018

Casa di Pucci


Sulla strada del ritorno, dopo l'uomo accovacciato che assomiglia a Gandhi, incontro un personaggio altrettanto strano, che crea un po' disagio. Poche volte mi considera al passaggio. Siede, o qualche volta è sdraiato, lungo un muretto con inferriata, dietro al quale si apre il giardino di un edificio in apparente abbandono. Forse era una residenza di ambasciata.
Dunque, quest'uomo veste la galabija, ha la barba e i capelli incolti. Ultimamente aveva un collare di plastica intorno al collo, di quelli per il colpo della strega. Vende fiori. I fiori, a mazzetti in dei recipienti, formano tre lati del quadrilatero in cui vive. Un lato è formato dal muretto. Qualche volta c'è una bambina lì nel "recinto". Non mi capacito che possa essere la figlia.
E' spesso assorto. Quando passo lo trovo che legge un giornale, anche di sera con la luce della strada, e avvicina il giornale agli occhi, magari sdraiato come su un triclinio, sdraiato come quando non riesco a dormire, o reclinato come i fumatori di oppio. Non ha chiesto mai niente. Sembra essere un punto di riferimento per alcune persone. Si professionale.


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