mercoledì 10 giugno 2015

Santa Sofia Istanbul
oggi



Quando ho cominciato c'era ancora il sole, alto dietro la moschea. Ho finito che tramontava, non c'era quasi più nessuno lì intorno. Solo dei bambini, 4 o 5, tutti piccolini, di strada, che davano calci al pallone sorvegliati (entre guimets) dal papà seduto in un pulmino. Verso la fine si sono accorti di me e si sono arrampicati per vedere. Solo in Turchia i bambini arrivano intorno a vedere mentre disegno. Una bambina mi ha fatto segno che avrebbe voluto che le facessi il ritratto. Ho fatto la foto all'acquerello e poi stavo per fotografare uno di loro ma ho avuto l'impressione che il padre non volesse e ho lasciato perdere. Un minuto dopo uno di loro, il più piccolo, è arrivato con un tablet di quarta generazione e mi ha fatto una foto in posa con l'acquerello.

Questo tentativo non è niente di che. Il soggetto era troppo complicato, curve, spigoli, sovrapposizioni, dimensioni e proporzioni. Ma essere lì senza provarci non sarebbe stata la stessa cosa. È un tentativo di appropriarsi del sublime.

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