venerdì 28 luglio 2017

Abdul e l'Imam

Ho vagato per una parte del centro storico islamico che prima avevo solo lambito in taxi un paio di volte. 
La meta era il mercato di Khan Khalil, che si trova a sinistra di una strada importante. Ora questa strada e' a due carreggiate, separate da una grande ringhiera di ferro, in modo da impedire alla gente di attraversare la strada. La gente attraversa grazie a un sottopassaggio (tanti ne ho visti) o passa dai buchi nella ringhiera. Per non dover attraversare e non far fare al tassista altra strada (un ragazzo neopatentato) mi sono fatto scaricara sulla destra. Quindi, a Khan Khalil non ci sono andato.

La parte sulla destra di questa grande via fa parte del centro storico islamico. E mi ci sono addentrato, prima con circospezione (stava per finire la preghiera del venerdi e c'era ancora poca gente in giro) e poi con un po' piu' di confidenza...fino a farmi turlupinare dopo solo due ore.

L'area e' un enorme bazar con strade e stradine e passaggi; soglie che portano in case e negozi, in locali pubblici; palazzi e portali antichissimi, archi e architravi decorati e cadenti; moschee. Moschee grandi e piccole, alcune enormi dove non ho osato entrare. Palazzi con cornicioni lavorati, con bowindi di legno intrecciato, con portali massicci, i cui perni insistono su anelli di pietra che spuntano dai muri. E la gente indaffaratissima.

Mercanzie. Animali vivi, come conigli e polli, pronti a essere preparati per le feste...Coniglietti perplessi, galline e pollastri spennacchiati, che riempivano quelle bellissime cassette come usano loro, fatte di legno dei rami di palma (credo), che vorrò portarmi via prima o poi. E i piccioni, poveretti. I piccioni che riempivano le cassette erano molto più malmessi di quelli a cui si è abituati vedere nelle piazze. Si dà il caso che due giorni fa ho divorato a pranzo un paio di questi piccioni ripieni di grano e farro. Mai più...

Alla fine sono sbucato di fronte alle due grandi moschee ai piedi della cittadella e ho ritrovato un ristorante take-away di koshari (piatto popolare che significa "misto", essendo un mix di grano, pasta, ceci, cipolla fritta, salsine varie e spezie) dove si era fermato qualche settimana fa un tassista, lasciandomi qualche minuto in auto a fumarmi una sigaretta che mi aveva offerto. 
Allora sono entrato e sono stato trattato molto bene.

All'uscita pensavo di tornare quasi a casa, più che altro per il sole e il caldo, ma sono stato intercettato da Abdul. E' un tipo di taglia piccoletta, molto scuro, pimpante come un folletto, che mi ha riempito la testa e le orecchie di parole in inglese: ero suo fratello, io che abitavo al Cairo, intercalava il mio nome mentre mi parlava, mi diceva che non potevo non aver visto un paio di moschee che erano lì vicino, che lui mi ci avrebbe condotto, ma che essendo un teacher non mi avrebbe chiesto una lira. 


Insomma mi ha intontito e mi ha circuito, e mi trovavo nello stato mentale di non poterlo deludere nelle speranze che nutriva in me per togliermi almeno in parte dall'ignoranza di non aver mai visto quei posti. Mi parlava di moschea Blu, che racchiudeva 3 dumb (tombe) di qualche personaggio importante, e del suo minareto. Se io fossi andato alla moschea b
Blu, avrei dovuto lasciare 100 pound (la visita al museo egizio ne costa 80!) per i bambini, e al momento di salire sul minareto, da cui si vedeva il cairo a 360gradi più le piramidi, avrei dovuto lasciarne altri 100 all'imam. In cambio lui avrebbe pronunciato il mio nome nella preghiera del venerdi davanti a 7000 persone, le quali avrebbero pregato per me. I 100 pound sarebbero serviti per fare del bene ai bambini del quartiere. Insomma, mi ripeteva queste cose senza prendere fiato, mentre camminavamo (perchè ormai lo seguivo per i vicoli) e lui mi saltellava intorno. Nel frattempo salutava e veniva ricambiato da tutti quelli che incontravamo.
Mi sembrava tout à fait normal, a questo punto, pensare che avrei visitato la moschea, passando per vicoli immondi, che Abdul era spinto da sincera curiosità e premura verso ll straniero e che avrei donato quanto era dovuto e quanto richiesto dall'Imam stesso...!


La moschea blu è davvero un gioiello. All'entrata mi ha presentato al giovane imam, a cui tra un discorso e l'altro ha consegnato i primi 100p. Mi ha convinto a scattare foto. Mi ha accompagnato fino al primo piano del minareto e  allora mi ha chiesto il resto.


Ho pagato dicendogli che mi sembrava un po' caruccio...Ma era per i bambini del quartiere. Però non ho voluto andare oltre e ho lasciato perdere la salita al minareto. Vedi mai mi "mi succedesse qualcosa". A quel punto mi ha chiesto altri soldi ...non per lui "ma per il suo wedding".

Gli ho chiesto di lasciarmi. "My friend, my brother, you count on me when you will come here again". Ha continuato a parlare senza interrompersi un attimo con l'imam, fino a quando un signore anziano ho avuto l'impressione che lo rimproverasse che stesse un po' zitto. Ogni tanto mi richiamava...Francesco!!! 


Nessun commento:

Posta un commento