Sabato scorso sono venuto alla terrasse davanti al Fish Garden. Il pomeriggio non era ancora primaverile e il freddo era pungente.
Ho chiesto a un uomo sulla quarantina se potevo prendere una delle sedie che erano intorno al tavolino di plastica a cui era seduto (chipottando un cellulare), sui cui c'erano alcuni oggetti. Avrei potuto immaginare che l'uomo non fosse solo. Ma lui mi ha fatto cenno di servirmi pure e così ho portato via una sedia di plastica.
Poco più in là mi sono sistemato e ho cominciato questo acquerello.
Poco dopo sono arrivate da lui delle persone: una donna, un ragazzino e una bambina. Ho fatto cenno che potevo riportare la sedia ma lui ha risposto di no.
Il gruppetto era una famiglia dell'est e ho collegato con la guerra. Potevano essere ucraini che già di per sé sono tristi ma questi lo erano in modo particolare, poiché non avevano niente da fare. Lui aveva uno zainetto e tutti quanti non sembravano turisti ma persone di passaggio, ospiti di qualche centro di accoglienza, o chissà di un albergo, in attesa di essere spediti chissà dove o di tornare da qualche parte.