martedì 5 dicembre 2017

Rocca Tarpea
Roma, 26.11.2017


Le giornate si susseguono alle giornate
tutte uguali 
Cosa le renda speciali, non lo so.
Forse un'attesa, un'emozione, un risveglio improvviso,
un'ansia, un appuntamento mancato, una soluzione inaspettata, 
un impegno, una delusione. 
Cose che non hanno un nome nel diario
delle cose da ricordare.

lunedì 4 dicembre 2017

Via di Rocca Tarpea
26.XI.2017


E' un bastione appoggiato sul tufo, che, all'ora che volge al desio, si illumina di arancione.

domenica 3 dicembre 2017

Mare a Sokhna
2.12.2017


Nell'acqua ferma fluttuo come Ophelia nel quadro del maestro preraffaelita. Ha le braccia piegate e le palme delle mani rivolte verso l'alto, come un'orante.


I corvi sugli alberi qui intorno mi avvisano che è l'ora di pranzoe fanno un casino! hanno fame e mi fanno fretta a ordinare qualcosa.


Un corvo si è portato via nel becco il sacchetto con le mie preziose penne. L'ho rincorso e le penne sono cadute dal sacchetto. Tutto recuperato!
Che fai (tu, luna, in ciel)?


dimmi, che fai, silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?

Tra i grattacieli sei apparsa
come nel sonno quando prendi forme diverse
e lasci una domanda, unico segno 
del tuo passaggio.
Ho provato a coglierti 
attraverso il finestrino, 
ma non sei rimasta, 
nascosta dagli alberi, dai palazzi.
Ti ho cercata a est ma eri a ovest.







sabato 2 dicembre 2017

Voi Umani
2.12.17


Questa è la strada per Sokhna questa mattina. Avrei voluto arrivare presto per prendere tanto sole e aria inquinata ma fresca, e così siamo partiti all'alba.
Al km 20 della Sokhna Road la carreggiata a 7 corsie si è ridotta a una corsia, all'improvviso e tutte le macchine davanti a noi si sono infilate in un imbuto, facendo una curva, per arrivara sulla strada sterrata che corre parallela. C'erano pullmini, camion, macchine, autobus, tutti che suonavano e facevano manovre terrificanti. Non ho avuto la prontezza di filmare.
Fatta questa operazione, dopo un centinaio di metri tutto si è fermato ed è rimsato così, sospeso per tre quarti d'ora.
Shaboura era la parola che si sentiva dire. Non capivo. Hani mi diceva "la shams", no sole.... Insomma qualcuno mi ha spiegato che si trattava della nebbia. Non posso crederci che avessi potuto crederci...Anche perchè le macchine dalla parte opposta passavano.
Le persone erano tranquille, fumavano, facevano pipì sui bordi della strada, andavano su e giù.
Quando siamo ripartiti, dopo un chilometro c'era il segno di un incidente (hadith).
Stavamo quasi per arrivare a Sokhna che un pullmino davanti a noi ha perso un involto di stoffa, grande come una mucca e Hani è stato bravo a schivarlo.
Il ritorno in città è stato una follia. Follia. Macchine lanciate facevano manovre da orrore, suonavano, non so come siamo riusciti ad arrivare senza un graffio. Alcune macchine facevano pendant con i palazzi intorno ai viadotti. Ammassi di lamiere, senza luci, marmitte attaccate con un cordino, carrozzerie devastate, fumi di scarichi da ciminiera di una centrale a carbone. I palazzi, alcuni vuoti come catacombe cieche, altri con finestre illuminate, dentro cui si intravedevano esistenze povere. Ma dappertutto c'è vita, anche se il valore della vita qui è talmente basso che un ragazzetto attraversa la strada a cinque corsie senza nemmeno mettersi a correre. Passa e aspetta che nessuno lo metta sotto.
Entrata
1.12.17


Lungo la strada per Saqqara, già fuori della metropoli, abbiamo incontrato un asino. Camminava in mezzo alla strada, aveva le zampe davanti legate e riusciva ad avanzare poco per volta. Aveva una bella coperta rossa sul dorso. La strada brillava del sole del mattino di fronte a noi e tutto quello che ci stava davanti era circonfulso di luce.


venerdì 1 dicembre 2017

Saqqara
1.12.17


Il cumulo di sassi terra sullo sfondo è quel che resta di una piramide della 5^ dinastia (2500 a.c.) e in primo piano sembra esserci una porta con il cartiglio del nome del faraone.
C'è gente oggi a Saqqara e forse questo sarà il trend.
Si avvicinano persone mentre disegno e di solito mi chiedono il biglietto. E' una scusa per attaccare e poi chiedere se voglio visitare questa o quella tomba. Sembrano fellahyn qualsiasi e chiedo loro la tessera...Uno mi risponde che lì è il chef
Un poliziotto invece si piazza lì e sembra interessato: di tanto in tanto si avvicina al foglio attento e poi va verso le pietre e le guarda da vicino. Probabilmente controlla che abbia riportato fedelmente i geroglifici. Sicuramente non li sa leggere.
Oggi è un'atmosfera quasi surreale e il sole è una medicina, porta limpidezza e il vento purifica l'aria. E', per me' una seduta dal dottore per riprendere un po' di energia e caricare le pile che stando al buio si scaricano.
Trovo che disegnare le pietre sia più facile che non fare l'acquerello. E' il modo ideale per produrre questi soggetti.
Questa sera aggiungo un altro disegno, quando torno.