domenica 31 maggio 2020


Boat people


E' meglio rimanere con i piedi per terra nella piccola isola-fortezza conoscendo meglio i personaggi della strada e delle barche sicuri del proprio riposo, del sole che splende tutti i giorni e del loro sedile


domenica 24 maggio 2020

Dokki2


Ho preso questo disegno seduto "tranquillo" a poppa della barca a motore che qui chiamano felucca, ormeggiata davanti a D. Le felucche, come tutti i tipi di barca per turisti, sono ferme e non possono portare passeggeri, sono off limits causa lockdown. Chiuse come chiusi sono gli accessi al fiume, che mi mancano tanto (dove poter andare a mangiare il pranzo nella pausa, ma soprattutto per prendermi un the nei giorni di festa o per disegnare). Ora come ora Z. è uno zoo polveroso. Questa mattina sono arrivato alla punta nord, dove una volta c'era il S. (un locale che ora è chiuso in attesa di riapertura sotto altre spoglie). L'ampia entrata dell'ex-S. (che sembra sia stato rilevato dall'esercito) era lì, in cima a un'ampia scalinata di 5 o 6 gradini, chiusa solo da una striscia di nastro adesivo che mi sono guardato bene dal superare. Mi sono fermato al secondo gradino, da cui si vede già una bella porzione di fiume. Dopo qualche attimo sento che qualcuno si indirizza verso di me: "No,...No...Ehi, men fadlak, ehi, asaf, no, ehi mister, ehi, "pciù, pciù, pciù, ehi...". Poi sono arrivati in 2 o 3, non aggressivi ma a rompere i c...ni. Mi hanno detto che non potevo stare lì (anche se non avevo intenzione di fare nulla, se non fermarmi pochi attimi a vedere). Ho chiesto se potevo stare sul primo scalino...No!!! Ho chiesto se potevo stare sul marciapiede. Lì per lì hanno detto di no. Poi, quando mi sono messo a ridere, mi hanno fatto cenno di sì.
Comunque, ho proseguito e ho acquistato un'ora di seduta in feluca (che non può navigare, naturalmente). Bello. Pagato il guardiano + mancia al... guardiano + mancia al ragazzo gentile che tutte le volte mi accompagna al mio posto e si mette a passare lo straccio.
Verso mezzogiorno ho proseguito e sono passato all'altra riva. Sul marciapiede lungo la corniche c'erano presìdi di due persone, ogni cinquantina di metri. Due di loro mi hanno spiegato che sarei dovuto passare dalla parte di là della strada. Perchè? non si sa. Ho chiesto che mi accompagnassero e che fermassero il traffico per farmi attraversare (3 + 3 corsie con macchine a tutta birra). Sono rimasti un po' interdetti. Quando ho detto loro che dovevo arrivare fino al ponte (un km più avanti) e tornare a Z. e ho fatto per continuare, non mi hanno detto più niente e sono potuto andare oltre.
Non è più il posto di prima. Peccato.

sabato 23 maggio 2020

Dokki


Se si possono chiamare passeggiate, si fanno delle passeggiate nei posti dove a nessuno verrebbe in mente di fare passeggiate, cioè nelle aree urbane del Cairo. La macchina che mi si avvicina mentre cammino al sole è il solito tassista che si fa sentire con il clacson, rallenta e guarda verso di me, tenendo la mascherina sotto la gola. Poi prosegue nella polvere dei lavori stradali che continuano su Abu El Feda.  
Passo davanti allo spazzino di Ama Arab, seduto sul cordolo della rampa che porta al ponte. Mi tengo a una distanza di sicurezza guardando alle macchine in arrivo alle mie spalle. Gli accessi al fiume sono chiusi, tranne rari passaggi che portano a vivai di piante tropicali, custoditi da guardiani che innaffiano. Ho chiesto un paio di volte di poter dare un'occhiata...ma sarebbe insolito mettersi lì a sedersi sullo sgabello, anche un guardiano di vivaio resterebbe perplesso. E' meglio continuare e attraversare il Nile.
Oggi dal ponte ho ritratto in piedi una velocissima veduta a "V" del fiume verso nord sul quaderno per schizzi provando a tenere con una mano il quaderno appoggiato alla ringhiera. Ho fatto un disegno approssimativo delle due rive convergenti sul ponte del 26 Luglio e poi, con un equilibrismo, ho tirato fuori i colori e il pennello "gadget" con l'acqua incorporata. Con la sinistra tenevo il quaderno e i colori e con la destra cercavo di far funzionare lo stantuffo del pennello e mettere il colore. Voto: 6 e 1/2.
Questo barcone invece è un disegno della scorsa settimana: ho potuto sedermi su una terrazzetta, in fondo a una scaletta di cemento, a bordo del fiume, normalmente chiusa e interdetta ai "visitatori", custodita da un signore che lì per lì mi ha fatto cenno di non potermi far rimanere (indicandomi, segnandosi con due dita sulla spalla, che è un posto "militare"), ma che poi mi ha indicato un punto dove mettere lo sgabello e sedermi. Mancia: 50 pound.

domenica 17 maggio 2020

Fence


Cucinare le fave con il salame in un soffritto di cipolla è il momento più cool di tutta la giornata e ancora di più se immagino di lasciarle raffreddare quanto basta e condirle con olio.
La ricerca di momenti creativi in queste settimane è una necessità per mantenere la testa al suo posto "cioè sul collo".
Tutto si svolge nel perimetro, lungo 8 km, di Zamalek, l'Isola del Tesoro o forse L'isola di Alcatraz. Alla mattina del venerdì sono poche le persone che si possano incrociare fino al ponte. A quel punto è un attimo attraversare il braccio del Nilo e trovarsi sulla riva sinistra, a Mohandessin (evadere, evasione) dove c'è un po' di traffico e di gente, in gran parte disperati. Dall'isola avevo addocchiato 2 o 3 posti promettenti lungo le sponde del Nilo, dove provare a trovare un "luogo", un appoggio, se non un sedile. E' allora che ho deciso di portare lo sgabello a tracolla. In una bella terrazza vedo tante sedie, poltroncine di vimini. Non è disabitato e ci sono due uomini all'interno che fanno da guardiani. Chiedo di vedere, se posso sedermi un momento e non rifiutano, per cui tiro fuori l'armamentario sempre più veloce e abbozzo il disegno. Arriva uno di loro e mi chiede di andar via. Non è possibile. Non so veramente perché facciano così, di che cosa abbiano paura. Non insisto e prendo le mie cose e me ne vado salutando educatamente. Poco oltre mi affaccio sulla stessa terrazza e, da dietro un filo spinato, su una colonnetta che regge la separazione, finisco il disegno e lo coloro, sotto gli occhi distanti dei due.
Di corsa. Anche quando mi siedo, pagando la mancia, sulla poppa della feluca, faccio velocemente. Sono troppo abituato a farmi "sorprendere" dal guardiano di turno, come alle piramidi, quando senza autorità alcuna mi chiedono di andarmene anche se ho pagato il biglietto. Sento molta precarietà in quei momenti, mi sembra di sottrarre qualcosa o di fare quello che forse non dovrei e poi mi secca non essere libero di fare quello che mi pare. La corrente artistica a cui appartengo si chiama "bistro", veloce, parola che viene dal russo ma che è stata presa a prestito dai bar parigini e poi dalla lingua egiziana, dove - appunto - significa "presto", "bisor'a-a".

mercoledì 13 maggio 2020

Aquilone


Mi raccontava il pittore A.S. che da giovane sulla spiaggia di Albisola faceva volare gli aquiloni. Aquiloni tridimensionali, a parallelepipedo, pesanti ma con una grande portata di carico, tanto erano grandi. Ingaggiava una battaglia con i suoi amici artisti (ceramisti, pittori, musicisti). Gli aquiloni erano dotati di una lama, assicurata alla struttura e l'abilità stava nel far convergere il proprio aquilone contro il filo, troncandolo, di quello avversario, fargli perdere tensione e farlo precipitare.
Questi che in questi giorni volano sopra i tetti dei palazzi lungo il Nilo sono bidimensionali, a forma di esagono, con una bella coda fatta di addobbi natalizi, come quello che ho sotto gli occhi a ornare la mia lampada.



sabato 9 maggio 2020

Linea d'ombra blu


Ieri mattina tutta la città parlava di quello che era successo dalle 2 alle 3 di notte e c'era grande eccitazione. Il portiere mi ha fatto capire che ...
Stavo solo sognando-
I giorni sono tutti uguali. Le mattine si susseguono alle mattine e cambia solo la fatica di alzarsi, come se dalle 2 alle 3 di notte si fosse tenuto un unico round di lotta libera, dove ho preso un sacco di botte.

martedì 5 maggio 2020

La mia casa


La mia casa è grande, per una sola persona
E' chiusa, alle mie spalle. Nessuno entra
La mia casa è in attesa, spiando le favole
di un mondo che conosce.
La mia casa ascolta parole in una lingua
che non è la sua e che ha già sentito. Ma resta in silenzio: si rassicura la sera al verso dell'uccello notturno, il respiro asmatico della notte.
Cerca la mia compagnia, cerca vita, voci nuove, profumi di piatti che non so cucinare e che non le prometto nemmeno.
Siamo coetanei, me lo ha lasciato capire. Ha dei desideri che faccio fatica a tradurre: doni parole abbracci letture serenate.
Sa che il mio è un amore. Intenso. Lei lo sa. Vorrebbe che lo sapessi anche io.

sabato 2 maggio 2020

Felucca


Un giorno, un sabato, la farmacista si rifiutò di vendere a F. il cortizol, che era un farmaco molto forte e serviva sì per attenuare i colpi di tosse, ma agiva sulle proteine dei ventricoli e stimolava ...non so che.
F. chiese se esistesse qualcos'altro di così efficace e uscì con delle caramelle svizzere.
Passando per la via della chiesa F. si accorse di volersene andare, prendere un passaggio su una nave, lasciarsi alle spalle le Colonne d'Ercole e voltare a sinistra, verso sud, senza lasciare traccia.
Ci pensò, arrivato a casa, e ci pensò tutta la notte, fino a quando non prese sonno che già si sentivano i merli. Al risveglio era un altro.