sabato 18 luglio 2020

Palmizi - 7




Mi sono reso conto solo dopo di cosa voglia dire incrociare la strada con loro, per uno come me che non sono altro se non un ospite: vengo trattato con benevolenza (così sembra in superficie) e con disprezzo. Il messaggio è proprio questo: stai tranquillo, non ti succederà niente, ma dormi preoccupato.
Preoccupato...o no, non sono tornato a casa e ho trovato rifugio al club dei canottieri.
Rachel. Rachel. Dove vado a cercarla? Forse è la mia immaginazione.

martedì 30 giugno 2020

Palmizi - 6




L'incontro con i Guardiani fu a metà del ponte, quando dal pick-up fermo sul marciapiede uscirono due ragazzi in passamontagna armati di HK. Non avevano sonno, erano anzi ben svegli e vigili e me ne accorsi da come si coordinarono venendomi incontro, facendo esattamente gli stessi movimenti e seguendo un protocollo di comportamento, fino al momento in cui mi fecero entrare sotto il gazebo addossato alla ringhiera. Rimasi fermo in piedi per 10 minuti fino a che un terzo uomo di poco più anziano mi chiese i documenti. Li esaminò verificando qualcosa al computer, scrisse dei numeri su un registro mentre tutti parlavano fra di loro senza badare a me. Quando mi chiesero il telefono dissi loro che non lo avevo, che lo avevo lasciato a casa. 
"Sono uscito per prendere un po' d'aria. Lascio il telefono a casa"
"Nessuno lascia il telefono a casa. Facebook, Tik Tok, telefono fidanzata...o fidanzato. Tu, hai fidanzato?"
"No, io ho fidanzata, in Italia"
"Tu hai fidanzato. Tu andavi dal fidanzato. Il tuo fidanzato sta dall'altra parte del ponte"

L'odore della mia pelle tradiva il mio stato d'animo. Io me ne accorgevo, l'uomo di fronte a me se ne accorgeva. Non dalla mia espressione allucinata ma dall'odore che era abituato a sentire, come era normale nel suo lavoro di routine.

Tutto passò velocemente: il documento ritornò in mio possesso, qualcuno disse qualcosa di spiritoso rivolto a me e mi lasciarono libero di prendere la direzione che preferissi.

sabato 27 giugno 2020

Palmizi - 5





Dopo aver percorso poco meno di cento metri mi sono accorto di aver lasciato il telefono a casa e sono tornato indietro. Alexa, dalla guardiola, faceva cenni a uno dei ragazzi e ha cercato di fermarmi, in modo molto inconsueto, visto che si rivolge a me solo per consegnarmi le bollette della luce. Era nervoso ma non a disagio,  non conoscendo la parola "disagio" e non ha potuto fare altro che cedermi il passaggio, giusto in tempo per veder scendere dalle scale un uomo. Un uomo che era uscito dal mio appartamento, è chiaro. Era inevitabile. Non avrei potuto lamentarmi con nessuno.
Insomma, in casa il mio telefono non era dove lo avevo lasciato. Non c'era proprio.
"Fammelo ritrovare. Fammelo ritrovare. Fammelo ritrovare"

L'isola era avvolta dal vento tiepido da nord, che si alza la sera nei mesi della primavera e dell'estate. Sarebbe così dolce godersi la sera e il vento tiepido seduti insieme al tavolino. Questo pensiero mi distrae e mi agguanta la mente, lasciandomi libero di camminare senza fare caso al rumore dei mezzi sgangherati che rombano e fumano sbuffi neri come la notte.



martedì 23 giugno 2020

Palmizi - 4



Non credo di essere uno pauroso ed è per questo che sono cauto: conosco per sentito dire e per esperienza personale gli effetti benefici sull'uomo della paura, che si possono racchiudere nella figura simbolica del granchio. Quando mangia smozzicando il cibo con le sue chele, una più grande dell'altra, non depone il cibo nella...bocca ma sotto il carapace, muovendo a velocità vertiginosa gli occhi in cima alle due piccole antenne. Mentre mangia il granchio assume un colore simile all'ambiente che lo circonda, si mimetizza e se avesse un cuore questo pomperebbe a una velocità tale che esploderebbe al secondo boccone. Ma non ha un cuore: ha un sistema diffuso di piccole centrali che pompano energia. Il granchio ha paura ma non perde la calma...per così dire, la corazza lo protegge e lo mimetizza; il cibo sotto il carapace, per essere assunto nel corpo, deve attendere che il piccolo granchio si metta al riparo di un luogo sicuro, sotto una roccia o nella sabbia.

sabato 20 giugno 2020

Palmizi - 3



"State uscendo? Dove andate?
"Esco un attimo Alexa
"Tra 10 minuti inizia il coprifuoco. Vuole che le vengo insieme, doctor?
Alexa è il capo dei baoab e fa qualche altro mestiere oltre a presiedere la portineria. Ho dei sospetti 
"No Alexa, grazie, nessun problema, non è necessario
Nelle ultime settimane lui e il gruppo dei baoab hanno tirato su la cresta e non è raro che rispondano in modo brusco e arrogante anche al loro datore di lavoro.
Non ho idea di dove cercare notizie della mia amica. Non so chi frequenti e riesco a farmi tante idee su cosa l'abbia spinta a staccare quel pugnale dal chiodo, ma nessuna di quelle idee è vicina a ciò che potrebbe sembrare realtà: fame, fumo, follia, cioè stato  di confusione mentale. 
Il coprifuoco è una cosa seria e le sole macchine che circolano sono quelle che portano sull'affusto un arma che è capace di vomitare fuoco, solo con un tocco lieve, una pressione sull'interruttore che sarebbe capace di imprimere un neonato.
Non ci penso su tanto, per una volta, e decido di muovermi.

mercoledì 17 giugno 2020

Palmizi - 2



Di Rachel si sono perse le tracce da ieri dopo pranzo, quando avrebbe dovuto aprire al baoab che le portava la spesa del martedì. Dal 7 marzo non usciva di casa e non si fidava né dell'autista, né del padrone di casa, ragione per cui a fine aprile si è rifiutata anche di pagare l'affitto trimestrale. Il suo appartamento al settimo piano della palazzina bianca all'angolo della Great White con la Riders' Edge è popolato di maschere birmane, di qualche coltello a lama doppia, a lama lanceolata, a lama mozza. Solo a me lascia entrare sapendo che sono stato uno dei primi ad aver contratto la malattia, ad averla sconfitta e a non essere più potenziale portatore. Roland, il padrone di casa, che mi aveva visto un paio di volte salire all'appartamento di Rachel, mi ha riconosciuto incontrandomi fuori dell'entrata e mi ha informato della scoperta e poi mi ha accompagnato fino al pianerottolo. La porta di casa era stata lasciata socchiusa dal baoab: tutto sembrava a posto, come può sembrare a posto un appartamento di una trentasettenne artista single americana che si fa le canne. Però ho notato che il pugnale birmano a lama lanceolata non era appeso al muro a fianco della maschera del dio Shut. 

lunedì 15 giugno 2020

Palmizi - 1



Dopo quattro mesi la resistenza degli abitanti di Z. è al minimo, la capacità di trovare una soluzione ai problemi da cui dipende la vita o la morte è sfuggente. Come se i riflessi non fossero più in grado di farti capire da che parte stia partendo il colpo che si abbatterà sulla tua testa. Alcuni abitanti che ogni mattina uscivano per cercare cibo o denaro per medicine o abiti, non si vedono più in giro: hanno rinunciato a vivere e preferiscono aspettare la fine, dietro una porta di casa o davanti a una serie televisiva. Altri, invece, che non avevano rischiato di muoversi all'aperto durante il giorno, per paura di attacchi di uomini e animali, ora scendono le scale ed escono per strada, mostrando l'aria stupefatta di chi non ha mai visto la neve in un paese tropicale. Facendo così sembrano non rendersi conto del rischio mortale a cui vanno incontro come automi: l'inesperienza li rende vulnerabili; l'incoscienza li fa andare dove non dovrebbero; l'apatia li fa camminare in mezzo alla strada e fa smarrire loro l'orientamento, fino a perdere la cognizione del dove e del quando, e spesso succede che soccombano, investiti da una camionetta delle Impact Forces o pestati a sangue dai Guardiani, prima ancora di essersi chiesti che ci stiano facendo lì, in ciabatte o in pantaloni corti e canottiera.